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Pensiero di commiato per i funerali

di

 Patrizia Cormos (20 anni) e Bianca Doros (23 anni)

Fratelli e sorelle, siamo riuniti qui, nella casa (nel nome) del Signore per innalzare a Lui, Signore della vita, la nostra preghiera per questi figli nostri, Patrizia Cormos (20 anni) e Bianca Doros (23 anni), che sono state strappate prematuramente alla vita dalla furia delle acque. Le parole risultano prive di senso e incapaci di conforto, tuttavia, la fede viene in soccorso alla nostra fragilità per ricordarci, come già ha fatto san Paolo, che Cristo è risorto dai morti. Egli, infatti, è morto ed è morto per il peccato una volta per tutte; ora invece egli vive e vive per Dio. Così anche voi considerate di essere morti per il peccato, ma di essere vivi per Dio in Cristo Gesù, nostro Signore.

La nostra comunità, che pur soffre umanamente per la grave perdita, mantiene con speranza lo sguardo fisso su Colui che per amore nostro e per la nostra salvezza non solo ha preso la nostra fragilità umana ma, fedele nel Suo amore compassionevole, ha condiviso con noi la morte e la morte di Croce (cfr. Filippesi 2, 8). In questo momento sappiamo di non essere soli, che le famiglie di questi figli non sono sole perché, il Signore Risorto è con loro. Ed è proprio il Signore risorto che con la Sua parola ci invita ad agire e vivere questa nostra esistenza con fiducia e speranza.

Fiducia: come quella dei bambini che per la propria sussistenza si affidano, si abbandonano nelle braccia della loro mamma, del loro papà; in quell’abbraccio sperimentano il loro tutto: non hanno più bisogno di nulla. Le Parole di Gesù, dette a Marta, sorella di Lazzaro, Suo amico morto, risuonino nelle nostre anime e nei nostri cuori: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?» (Giovanni 11, 25-26). Questa voce divina, non ci invita ad abbandonare semplicemente queste anime al suo amore vivo ed eterno (anche questo), piuttosto ci sprona a guardare a lui come al nostro ‘tutto’, proprio come un figlio o una figlia che non distoglie il suo sguardo da chi (ne è sicuro) darebbe la sua vita per lui, per lei. Gesù, il Figlio di Dio, ha già dato la Sua vita per noi ed è pronto, con amore misericordioso, a donarsi per ciascuno di noi, ancora ed ancora. Questa fiducia è capacità di abbandonare ogni certezza umana che, per quanto rassicurante possa essere, spesso non funziona, come ci ricorda san Paolo nella prima lettera ai Corinzi: quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo(1Corinzi 7,29-3)!

Fiducia è credere incondizionatamente, senza dover rincorrere sfrenatamente il senso ‘razionale’ delle cose: non esiste. Questi atteggiamenti sono degli stolti, di coloro, cioè, che fanno di tutto ciò che appare o che conta o che è ragionevole la propria ragione di vita. Dinnanzi a queste due vite strappate cosa c’è di razionale, cosa c’è di appariscente? Nulla! E il Signore ammonisce, ancora una volta con amore ammonisce: In verità vi dico che chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non entrerà in esso”. E abbracciandoli, li benedisse”, perché il regno di Dio è di chi è simile a loro (Mc 10,13-16). La fede è abbandono fiducioso e semplice di chi è indifeso e non ha alcuna risorsa propria. Non ci sono opere, esperienze od obiettivi raggiunti che possiamo presentare a Dio, ma solo amore, ringraziamento e apprezzamento appassionato per ciò che Lui ha fatto per noi. Vivere sorretti dalla speranza che, malgrado tutto, mi fa esclamare, come Giobbe: “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro” (19, 25-27). La speranza e la fiducia dovrebbero diventare il paradigma, il senso stesso della nostra esperienza cristiana. Noi crediamo, e ne siamo certi, che le nostre sorelle, Patrizia e Bianca, ragazze responsabili e riconoscenti a tutto quanto dalla famiglia, dagli amici e dalla vita hanno ricevuto, ci incoraggiano ad un impegno serio e costante che infonda ai giovani tutti, testimoni e no della loro vita, il coraggio di credere nella vita. 

Ai genitori, madri e padri, immersi in un profondo ed inconsolabile dolore, alla famiglia tutta, alla Comunità parrocchiale San Basilio di Udine, a tutta la città di Udine (con i suoi rappresentanti civili e religiosi) che ha vissuto con tristezza e compassione la fatalità che ha segnato l’esistenza di questi ragazzi, sia di conforto il mistero della nostra fede che ci fa credere ed agire secondo gli insegnamenti degli Apostoli e della Chiesa che proclama oggi come sempre: “se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Colossesi 3, 1-4).

E a quanti li hanno amati siano di supporto spirituale le parole di sant’Agostino vescovo di Ippona, che risuonano come una carezza in questa notte di dolore: Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere, Cristo nostra Pasqua. Amen!

S.E.R. Siluan, Vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia

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